19

Nov

La logistica di trasporto cambia paradigma

L’esplosione dell’eCommerce ha dato una spinta propulsiva notevole al settore della logistica che si sta trasformando velocemente.
I contractor di piccole e medie dimensioni sono spinti ad entrare nelle piattaforme digitali che consentono di far incontrare domanda e offerta e ottimizzare i servizi. Uno dei risultati è la razionalizzazione della gestione delle flotte che consente di ottenere veicoli in strada con una percentuale di carico vicina al 100% anche nei viaggi di ritorno.
La piattaforma leader per la logistica è Transporeon che attraverso un servizio in cloud fa incontrare spedizionieri e corrieri. Uno dei punti di forza della piattaforma è la transnazionalità dei servizi che coprono tutta l’Europa e si sta diffondendo in Asia e Stati Uniti. Allo stato attuale Transporeon connette più di 1.000 aziende spedizioniere con oltre 65.000 corriere e crea una rete di oltre 100.000 utenti connessi nel mondo. Le imprese spedizioniere hanno un ventaglio di scelta inedito, sostanzialmente l’intero mercato a portata di clic con un raffronto dei costi immediato. Se Transporeon è una piattaforma di matching per il settore, altre realtà stanno emergendo e negli Usa un caso di studio interessante è quello di Uber Freight. Una piattaforma digitale che, per quanto dichiarato da Uber, permette ai vettori di puntare su una rotazione dei carichi che tende alla saturazione.
I plus delle piattaforme digitali sono la capacità di incrementare l’intera efficienza del settore; tuttavia determinano anche delle inevitabili ricadute sulle politiche di offering di servizio a livello di pricing.
Secondo gli studi più recenti la logistica di trasporto si sta trasformando non solo mediante le piattaforme (che permettono partnership e collaborazioni inedite), ma anche rispetto al paradigma omnicanale del retail e rispetto alla componente di sostenibilità.
Le tecnologie da un lato, il comportamento dei consumatori dall’altro stanno imponendo nuovi modelli in cui la parte finale della filiera è sempre più un sistema retroazionato in cui spedizionieri e vettori tarano i servizi migliorando progressivamente le performance.
Così se nel settore B2b cresce il vantaggio competitivo di alcuni soggetti in grado di investire in tecnologie, nel settore B2c e in particolare nell’ultimo miglio, la situazione è fluida e conta molto la capacità di immaginare e implementare nuovi modelli più aderenti alle esigenze attuali del consumatore.
Entrando nella dimensione quantitativa il mercato della logistica conto terzi è in salute e cresce anno su anno producendo circa un +4% dal 2014 al 2018. Oggi è un settore che in Italia sfiora gli 80 miliardi di euro di giro di affari (fonte: politecnico di Milano). È in atto un marcato fenomeno di riduzione delle aziende sul mercato, con una dinamica di concentrazione che evidenzia crescita e maturità del mercato con una marginalità media dei top player oltre la soglia del 4%. Attualmente la terziarizzazione della logistica è di poco al di sopra del 40%, anche se con percentuali molto diverse da un settore all’altro.
Ad esempio, nella filiera agroalimentare la terziarizzazione vale il 60%. Un altro fenomeno in divenire è quello dello strategic outsourcing. Anche se ancora in uno stato poco più che embrionale soprattutto nel largo consumo, determina una verticalizzazione della filiera che offre in alcuni casi vantaggi rilevanti. In termini di sostenibilità la partita si è fatta molto accesa soprattutto a causa della questione delle emissioni dei motori diesel e dei blocchi alla circolazione che nei prossimi anni diverranno sempre più stringenti.
Questo cambiamento porterà a un livello di ricambio dei veicoli con un’ulteriore concentrazione del mercato e con l’emersione di tecnologie più green nei carburanti. Una di queste è rappresentata dai motori Lng (Liquefiled Natural Gas) che offrono una riduzione di emissioni di particolato oltre il 90% rispetto alla propulsione a gasolio, un abbattimento del 35 % degli ossidi di azoto e del 10% di Co2.
La competizione sull’ultimo miglio è uno dei fronti più caldi. Attualmente il modello di consegna più affermato è l’home delivery nei giorni feriali che vale circa i tre quarti dei volumi di consegna. L’impatto delle tecnologie è importante e oggi su 100 consegne, oltre 60 sono tracciate in real time. Ma anche in questo caso il modello è destinato ad evolvere velocemente sulla spinta delle esigenze dei consumatori che gradiscono sempre di più una gestione dinamica in cui prevale il modello “on demand”.
Si ampliano così le fasce orarie e si riducono i tempi di consegna. I vettori e le società di logistica di trasporto più avanzate stanno affrontando la sfida di rendere l’home delivery un servizio sempre più scalabile e flessibile in cui la sostenibilità economica gioca un ruolo determinante.
In particolare è il cambiamento delle condotte dei consumatori a indurre un processo evolutivo, soprattutto spinto da fasce demografiche ben definite e da particolari tipologie di consegna. In particolare è il food delivery a crescere vertiginosamente. Una recente ricerca Nielsen ha evidenziato le dimensioni del fenomeno in cui il 45% della popolazione nazionale ricorre a questo tipo di servizio almeno una volta a settimana. In particolare In Italia nel 2017, 4,1 milioni di persone hanno ordinato cibo via app per la consegna a domicilio, generando un mercato che ha superato i 200 milioni di euro di valore.

di Francesco Oldani